Ci sono le norme di legge nazionali e regionali, ci sono i precisi regolamenti del Parco (che si rifanno necessariamente a suddette norme di legge), c’è la Provincia che si è già espressa in passato in materia proprio in riferimento al luogo specifico, ma al Laghetto di Scarpizzolo chi si occupa di “gestire il verde” continua a fregarsene serenamente, come se per qualcuno fosse tutto consentito.
Da alcuni giorni è sorto nella zona adiacente la casetta a valle del ponte sul fiume Strone una sorta di orto/aiuola di essenze aromatiche o qualcosa del genere, pure carino di per sé (ma qui il tema non è l’aspetto estetico), peccato che chi l’ha realizzato ha pensato di trovarsi nel proprio giardino di casa e probabilmente si è dimenticato di essere in un luogo pubblico sottoposto a numerosi vincoli, essendo l’area in questione inserita nella zonizzazione A1 del PLIS (zona di massima tutela naturalistica) e classificata come pieno bosco.
Così come non è consentito, in tale zona, accendere fuochi a terra, raccogliere o danneggiare la vegetazione spontanea, scavare il terreno, prelevare la fauna selvatica, allestire attendamenti, fare schiamazzi, abbandonare rifiuti, ecc., allo stesso modo non è consentito piantare arbusti ed essenze, né tantomeno costruire aiuole con sommovimento del terreno.
Ma quel che è grave non è solo il comportamento degli esecutori materiali di questa iniziativa illecita. A lasciarci sconcertati è la mancanza del minimo controllo di chi dovrebbe regolare e vigilare su certe azioni che sono, di fatto e senza spazi di interpretazione, assolutamente fuori legge. E purtroppo non è il solo caso.