Storia di un luogo, storia di genti, storia di un passato…
Da Scarpizzolo
La nostra visita inizia da Scarpizzolo, borgo che più di tutti rivendica affettuosamente la paternità storica del Laghetto, sia per un vincolo sentimentale, sia per averne condiviso più intensamente le vicende, attraversato come una lama da un fiume, lo Strone, che è generatore vitale del Laghetto.
Dalla piazza ci avviamo per via Laghetto, posta di fronte alla chiesa parrocchiale dedicata a San Zenone, inoltrandoci in una stradina sterrata che ci allontana dall’abitato verso Sud immergendoci in campi coltivati e che più avanti, piegandosi sul fianco destro, divenuta tortuosa ci fa giungere al Laghetto.
Ad accoglierci per primo, con il suo profilo che pare dare rifugio, è un imponente manufatto del sistema irriguo, l’ottocentesco “Chiavicone Vecchio” (o Nord) che ha il compito di regolare le acque dello Stornello e forma il primo invaso del Laghetto e che con le sue paratoie regola il livello delle acque che precipitando parecchi metri sotto, di fatto fa nascere ufficialmente il fiume Strone. Soffermandoci sul massiccio parapetto in mattoni si è avvolti dal silenzio, rotto da un lieve fruscio dell’acqua che filtra fra le chiuse per precipitare sul fondo.
Il paesaggio circostante tradisce ancora la selvaggia bellezza di un tempo: una bellezza naturalistica intuita, quasi totalmente distrutta proprio dalla storia dei rapporti fra insediamento umano e ambiente, consentendoci di individuare visibilmente i momenti e le cause di questa rottura di sapiente equilibrio naturale: rivolti a Nord si intravede il profilo del borgo e si osserva quello che rimane dell’antico invaso alimentato dallo Stornello (indicato nella topografia Strone Basso, ma per alcuni Strone Alto) che nasce da sorgenti in località Corno a Nord di Scarpizzolo e in colatori adiacenti, in ripe ombreggiate nelle quali polle sorgive purissime e freschissime (fanno appannare i bicchieri, quando non sono di plastica), nel quale confluiscono per prime le acque del “colatore Stornelli”.
E nello Stornello, più a Sud confluiscono tutti i vasi irrigui quando le acque delle rogge non servono per l’irrigazione o per evitare pericolo di piene (Rivoltella e Conta). Il Laghetto qui ha le rive ricoperte da ondeggianti canne palustri tra le quali vivono numerose gallinelle d’acqua e più rari porciglioni, unici coraggiosi tristi sopravvissuti, diffidenti abitanti.
Seguendo verso sud l’argine dell’invaso e oltrepassato lo “Scolmatore”, si giunge allo slargo dell’invaso sud, formato per raccogliere le acque di rogge quali Arrivabene, Provaglia, Torcola e Stornello, confluenti più a Nord, nella Fenarola che, a sua volta deriva da un ruscello che nasce nella frazione Gerolanuova, in località posta fra la diroccata cascina “Mangiaine” e la cascina “Celeste“ che è la sorgente principale e da sempre ritenuta l’origine del fiume Strone.
E’ questo luogo un’estesa polla d’acqua di notevoli dimensioni tali da formare un piccolo, delizioso Laghetto d’acqua limpida, che ha l’incanto delle favole, incassato per 4-5 metri fra i campi limitrofi e circondato da alte piante ove nidificano (censite) coppie di Cavalieri d’Italia, aironi cenerini e alti uccelli. A far da confine meridionale al Laghetto, l’importante Chiavicone sud.
Laghetto come zona quindi di grosso confluire di acque, in totale ben 22 fra fossi, rogge, canali, dogali, adacquatori e colatori, confluiscono e scaricano nell’invaso, nato non per caso, ma come può constatare il visitatore, per l’opera imponente dell’uomo nel corso dei secoli.
La zona del Laghetto, di provenienza paludosa, si presume abbia avuto le sue prime opere di bonifica, di chiuse, costruzioni argini, ascrivibili ai monaci Benedettini provenienti dall’Abazia di Leno (fondata da Desiderio, Re dei Longobardi nel 758), che diedero un primo volto alla zona irrigua verso il 1200-1250. S’ipotizza, che essi abbiano avuto un dislocamento temporaneo in Scarpizzolo (come esili ritrovamenti in zona “Lamette” fanno supporre) e che “laborando et pregando“, hanno iniziato a trasformare malsane paludi in terre fertili e portatrici di salubrità e di frutti benefici.
La storia successiva del Laghetto è poi certamente ed indissolubilmente legata alla storia della Compartita della Quinzana, che utilizza l’acqua dell’invaso per portarla sui campi di Quinzano e Verolavecchia.